Bologna, 13 novembre 2010
Padre Giovanni Cavalcoli, OP
La metafisica
Cari Amici,
vi espongo brevemente il programma che intendo svolgere in una serie di
brevi lezioni, un po’ come in un ristorante vi presentano il menù o in ad
un concerto vi presentano il programma delle musiche.
La metafisica è la scienza dell’ente in quanto ente. Si può studiare
l’ente uomo in quanto uomo o l’ente vivente in quanto vivente o l’ente
spirituale in quanto spirituale e così via.
La metafisica studia l’ente in quanto ente, quindi vede in ogni ente solo
la sua entità o la sua esistenza.
L’ente è ciò che esiste, ciò che ha l’essere, ciò che ha un’essenza in
atto d’essere. Ogni cosa è un ente. Di tutto ciò che noi conosciamo
supponiamo che sia un ente, ovvero che sia una cosa o che sia qualcosa.
Allora si può dire che l’ente è la cosa e che la cosa è l’ente. La
metafisica si chiama anche ontologia (onto-logia: da on, ente e logos,
studio). Si chiama anche filosofia dell’essere.
La nostra conoscenza è proiettata verso l’ente, verso ogni ente, come dire
che è proiettata verso il reale, verso la realtà. L’ente è il reale. Il
reale è l’ente. Quando pensiamo, pensiamo sempre ad un ente, anche se si
tratta di un ente particolare. Anche quando concepiamo il nulla,
determiniamo che cosa è il nulla, lo immaginiamo come se fosse ente.
Diversamente pensare il nulla è non pensar nulla, è non pensare. Pensare è
sempre pensare qualcosa. Non esiste un pensare vuoto di contenuto, per
quanto irreale o immaginario.
Ci
interessa innanzitutto il reale, l’ente reale, l’ente esistente, l’ente
vero e oggettivo, non il fantastico o l’inventato o l’insistente o il
falso o il contradditorio, che è impensabile.
L’ente immaginario interessa la poesia o il sogno, non la scienza. Ci
interessa non scambiare l’ente apparente con l’ente reale.
L’ente si oppone al non esistente, al non-essere, al nulla. Ci interessa
anche l’ente ideale, se con ciò intendiamo l’ente perfetto.
Invece l’ideale come idea o come nostra rappresentazione vale meno del
reale, serve al reale, è funzionale al reale, è regolata dal reale.
Tutto ciò che conosciamo è ente.
La nozione dell’ente dunque è la più universale, la più estesa, la più
ampia, la più certa, la più evidente, la più nota.
Tutte si riducono a quella dell’ente, perché di ogni cosa si suppone che
sia un ente.
Tuttavia noi siamo abituati agli enti individuali, specifici o generici.
L’ente come ente nella sua universalità,
astratto
da ogni ente determinato, può apparirci troppo vago e quasi vuoto.
Questo può essere l’ente di ragione, l’ente pensato in quanto pensato,
proprio della logica.
Invece l’ente del metafisico è l’ente più pieno e il suo il concetto è
pure il più pieno e il più ricco, benchè indistinto, perché suppone in se
stesso implicitamente tutti gli enti particolari e concreti.
Ente infatti è tutto ciò che esiste in qualunque modo.
Per giungere alla nozione dell’ente, occorre
astrarre:
1) dall’ente fisico individuale e si ottiene il piano del
sapere fisico;
2) dall’ente fisico, ossia dalle sue qualità sensibili, e si ottiene
l’ente matematico, ossia l’ente quanto;
3) dall’ente matematico, ossia dalla quantità (cioè dalla materia), e si
afferma in un giudizio la distinzione reale tra l’ente materiale e l’ente
spirituale.
Ora l’ente metafisico è appunto indifferente alla materialità ed alla
spiritualità.
L’ente è uno e molteplice, ha una sua identità ma al contempo è
diversificato: la nozione dell’ente quindi non ha un solo significato, ma
significa molte cose e in molti modi.
E’, come si dice, analogico.
Il significato della nozione di ente è semplicissimo: tutti sanno che cosa
è l’ente.
Eppure l’ente è anche infinitamente misterioso.
Nessuno di noi conosce ogni ente, né le sue profondità abissali.
La nozione dell’ente abbraccia sì ogni ente, ma solo in modo astratto.
Conoscendo l’ente conosciamo in certo modo tutto, ma in modo assai
indeterminato e imperfetto.
Solo una mente infinita potrebbe conoscere veramente tutto l’ente e tutti
gli enti.
La metafisica è dunque un sapere universale, il più universale di tutti, è
il più fondamentale, il più certo ed anche il più elevato, perché essa
conduce all’ente sommo o supremo, che è Dio.
Essa quindi allarga la nostra mente all’infinito e ci fa comprendere i
legami tra tutte le cose.
Ci permette di sistemare il nostro sapere in un unico sapere attorno alla
nozione dell’ente.
La
metafisica fonda tutte le scienze e dà ad esse i loro princìpi.
Essa è scienza dei primi princìpi e delle cause prime.
Essa giustifica il bisogno di verità che si trova in tutte le scienze, e
le stimola tutte ad un progresso continuo.
I princìpi delle scienze sono fondati in quelli della metafisica.
I princìpi della metafisica si giustificano da sé a causa della loro
evidenza ed inconfutabilità.
Chi tenta di negarli, si confuta da solo, in forza del principio di non-contraddizione,
che è il primo di tutti i princìpi.
La metafisica è una scienza rigorosa: essa dimostra le sue tesi per
assurdo, ossia mostra che chi le nega si contraddice.
L’ente si compone:
1) di un soggetto: ciò che ha l’essere; il soggetto è ciò per cui
l’ente sussiste;
2) di un essere: l’essere dell’ente; l’essere è ciò per cui l’ente
è;
3) di un’essenza: l’essere limitato dall’essenza.
L’essenza è ciò per cui l’ente è tale. Ogni ente esistente, è
questo tale ente, un ente individuale, con una data essenza. Il suo essere
è limitato o determinato da quella data essenza.
La metafisica studia anche le proprietà dell’ente: l’esser reale, l’esser
qualcosa, l’esser uno, l’esser vario, l’esser graduale, l’esser vero,
l’esser buono, l’esser bello.
Sono le cosiddette proprietà trascendentali.
Invece i sommi generi dell’ente si chiamano categorie o
predicamenti.
I generi di ente più ampli sono la sostanza e l’accidente.
La sostanza è ciò che esiste in sé e per sé.
La sostanza suprema è la sostanza spirituale, la persona.
L’accidente è ciò che esiste nella sostanza, proprietà della sostanza.
La sostanza può essere materiale o spirituale.
La metafisica si interessa dell’ente come tale, non importa che sia
materiale o spirituale.
Essa però mira ad andare oltre (“metà” in greco vuol dire “oltre”) l’ente
fisico, l’ente sensibile o materiale, le cose del mondo che ci circonda:
da qui la parola “meta-fisica”.
La metafisica mira superare l’esperienza per cogliere il puramente
intellegibile.
L’ente fisico ha un’origine, si genera, diviene, muta, evolve, si corrompe
e finisce, passa dalla potenza alla’atto.
Da non esistente, ossia possibile, diventa esistente, ovvero reale o
attuale.
L’ente materiale si compone di materia e forma: una materia che cambia
forma.
La forma (causa formale) dà forma alla materia e la materia è formata
dalla forma.
Si può dare forma senza materia (lo spirito), ma non materia senza forma.
Lo spirito è infinitamente più potente della materia (primato dello
spirito).
Per questo l’evoluzionismo materialista è assurdo perché implica un
effetto (la materia) più potente della causa (lo spirito).
La potenza che si oppone all’atto (essere potenziale) è passiva: viene
attuata dal suo atto.
Si distingue dalla potenza attiva o energia, che è atto o attività, che
attua o una forma o un soggetto o una materia.
L’attività dell’ente è la sua causalità efficiente.
L’essenza dell’ente sta all’essere potenziale (o potenza) come l’essere
dell’ente sta all’atto d’essere. L’ente finito ha un’essenza limitata e
pertanto esso limita l’essere che è l’atto di questa essenza.
Invece l’ente la cui essenza è quella di essere, cioè Dio, è puro atto
d’essere senza alcuna potenza. Dio tutto muta e tutto fa essere senza
essere egli stesso mutevole, muove senza esser mosso. È immutabile, il
motore immobile.
L’ente è soggetto a gradi di perfezione:
partendo dalla materia, si dà:
1) l’ente corporeo inanimato (corpi elementari, corpi
composti e sostanza chimiche);
2) l’ente corporeo vivente di vita vegetativa (piante);
3) corpi viventi di anima sensitiva (animali);
4) corpi viventi di anima spirituale (uomo);
5) puri spiriti finiti (angeli ed anime separate);
9) purissimo Spirito infinito (Dio).
L’ente spirituale – per esempio
l’anima umana – è una forma immateriale, che sussiste da sé anche senza
dar forma al corpo, la cosiddetta anima separata (dalla materia): le anime
dei defunti.
L’anima umana ha origine ma non ha termine di durata: è immortale.
L’ente può essere contingente o
necessario; contingente è l’ente che può non essere, in quanto non esiste
per essenza: partecipa dell’essere, lo possiede, ma siccome l’essere non
entra nella sua essenza, può perdere l’essere (dissolversi o morire) e non
per questo perde la propria essenza, che però diventa un semplice
possibile.
Ogni ente agisce per un fine ed
è finalizzato a Dio.
Ogni ente finito è causato e in ultima istanza è causato da Dio.
Mentre ogni ente finito causa altri enti supponendo una materia
preesistente, Dio causa tutto l’essere di ogni ente, ossia, come si dice,
è creatore.
Necessario è l’ente che non può
non essere o rispetto all’essenza, per esempio l’anima umana, o rispetto
allo stesso essere, e questo è Dio.
Lo spirito finito è necessario relativamente alla sua durata interminabile,
ma non rispetto al suo esistere, perché è un esistere finito e causato.
Invece l’essere divino è assolutamente necessario, ossia necessario anche
dal punto di vista dell’essere, che è eterno ed infinito.
Ogni ente è relativo (a Dio).
Dio è l’unico ente assoluto, che non dipende da nessuno, ma ogni ente
dipende da lui. Egli è la causa prima e il fine ultimo di ogni ente.